Empatia e marketing: cosa insegna oggi ai Brand il caso Fedez?
"Le ferite sono il luogo da cui entra la luce.” Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī
Non è il tipo di argomento in cui mi addentro ma questa volta è impossibile ignorarlo, perché c’è più neuroscienza e strategia di ciò che si possa immaginare.
Che siate fan di Fedez o meno, è difficile ignorare l’impatto della sua ultima apparizione televisiva. Un figura polarizzante, da sempre al centro di opinioni contrastanti, un personal brand che è riuscito ancora una volta a catalizzare l’attenzione pubblica, generando empatia, anche da parte di chi non lo apprezzava. Ma come è possibile che un personaggio così controverso riesca a toccare corde emotive profonde? E soprattutto cosa possiamo imparare come brand da questo tipo di dinamica?
Per farlo mi avvalgo di tre delle mie più grandi passioni: le neuroscienze, le strategie di marketing e una buona dose di caffè.
Si parla tanto di “Empatia”, ma come funziona?
L’empatia è un meccanismo potente che si attiva nel nostro cervello grazie a delle cellule chiamate “neuroni specchio”, una particolare classe di neuroni che ci consente di "metterci nei panni" degli altri. Quando vediamo qualcuno in difficoltà o che condivide un momento di vulnerabilità, il nostro cervello si sintonizza su queste emozioni, attivando aree come l’insula e la corteccia cingolata anteriore, associate alla percezione delle emozioni e al senso di appartenenza.
Nel caso di Fedez, la sua narrazione personale, spesso incentrata su temi come la salute mentale, la famiglia e la vulnerabilità, crea un ponte emotivo con il pubblico. Questi elementi attivano la nostra capacità di sentire empatia, anche se la figura pubblica in questione può risultare divisiva per mille altri aspetti.
Perché accade? Perché cervello non distingue tra l’“autentico” e il “costruito”, in quel momento si concentra sull’emozione percepita.
Dai al tuo Brand un briciolo di empatia, credo che questa sia una lezione da imparare
I brand, come i personaggi pubblici, possono sfruttare questo meccanismo per costruire connessioni più profonde con il loro pubblico.
In che modo?
Ho provato riassunto tutto in 3 semplici punti:
Narrazione autentica:
Raccontare una storia autentica, anche se non perfetta, è la chiave per attivare l’empatia. I consumatori vogliono percepire umanità nei brand: non hanno bisogno di perfezione, ma di sincerità. Pensiamo a campagne come quella di Dove, che celebra la bellezza autentica e imperfetta, generando una risposta empatica e positiva anche per chi è addicted dei saponi vegan.Emozioni condivise:
Un momento di vulnerabilità, se comunicato nel modo giusto, può diventare un punto di forza. Per i brand, questo significa affrontare tematiche rilevanti per la loro audience: dalla sostenibilità alle sfide sociali, mostrandosi così partecipi e impegnati.Interazione diretta:
Fedez ha costruito gran parte della sua relazione con il pubblico grazie ai social, dove le interazioni dirette hanno un impatto immediato e personale. I brand che utilizzano strategie simili, come ad esempio rispondere ai commenti, creare contenuti interattivi e valorizzare il feedback degli utenti, possono instaurare una connessione più autentica e duratura. E questo è già visibile grazie al lavoro di molti brand.
L’altra faccia della medaglia: autenticità o strategia?
Ogni volta che un personaggio pubblico come Fedez compie un gesto che genera empatia, si solleva un dubbio: è tutto spontaneo o è una trovata di marketing? Questo dualismo è inevitabile e vale anche per i brand. Se da un lato l’empatia può conquistare il cuore delle persone, dall’altro un eccesso di strategia percepita può minare la fiducia.
E per chi empatizza?
Molte persone si sono avvicinate a Fedez per il suo coraggio nell’affrontare temi difficili e personali, come la salute mentale. Questo tipo di narrazione crea un senso di condivisione e appartenenza. I brand che riescono a replicare questo modello, affrontando argomenti di valore per il loro pubblico, possono ottenere risultati simili.
Per chi dubita?
Chi vede nell’operazione una mossa di marketing critica l’autenticità percepita. Questo dimostra quanto sia importante che un brand, o una figura pubblica, sia coerente nel tempo. Le azioni devono sempre supportare le parole, per non alimentare la percezione di strumentalizzazione.
Cosa farei se mi occupassi del marketing del tuo brand?
Ti consiglierei di mantenere una coerenza tra i messaggi e le azioni.
Di essere trasparenti sulle intenzioni. Una campagna può essere strategica e, al tempo stesso, autentica se il messaggio è vero e rilevante.
Di creare valore per il pubblico, non solo per l’azienda. L’empatia non è un trucco, ma una leva molto forte, per costruire relazioni reali.
Il caso Fedez ci insegna che l’empatia è uno strumento potente, ma va maneggiata con cura. Per i brand, non si tratta solo di creare emozione, ma di costruire fiducia e connessioni autentiche. In un mondo sempre più attento ai valori, il successo non dipende solo dalla visibilità, ma dalla capacità di essere percepiti come reali e rilevanti.
La sostenibilità passa anche da qui: dalle emozioni che scegliamo di trasmettere. E sì, anche questa è sostenibilità.
Laura Ruggiero [la Ru per gli amici]
Green Marketer e Digital Strategist
Presidentessa ONCEMS - Osservatorio Nazionale Marketing e Comunicazione di Sostenibilità